I delfini dormono con gli occhi aperti
Premetto che questo lavoro non è nato per una necessità di denuncia da parte mia. Ero a Berlino per lavoro, e ho deciso di visitare uno degli zoo, poi colpita e amareggiata dalle condizioni degli animali, mi sono obbligata a visitarne parecchi. Gli zoo sono nati con intento divulgativo, per conoscere e capire razze animali altrimenti irraggiungibili. Mi chiedo oggi che senso abbia la vita di un animale, che nasce , cresce e muore in una gabbia dai confini stabiliti. Strana forma di intrattenimento per l’uomo o sottile pretesa di superiorità? Qualunque sia la motivazione sicuramente non giustifica l’esistenza di questi luoghi dove non si insegna altro che a disertare dalla compassione che ci rende esseri umani.
Un animale ridotto in piccoli spazi, senza le ricchezze legate al proprio ambiente, senza rapporti sociali propri della specie cui appartiene, può manifestare un malessere. Io l’ho visto, ho girato sette zoo in Europa, quattro acquari e tre parchi a tema naturale, ci ho passato davvero tanto tempo. Movimenti standardizzati, tedio, automutilazione, questo ho visto. Il benessere di una specie animale è totalmente appagato dal suo ambiente naturale. Non dovrebbe essere rinchiuso, questa, la mia conclusione. So di essere ignorante in merito, il mio giudizio si basa esclusivamente su ciò che ho percepito. Ma se l’animale è a rischio di estinzione, ha senso tenerlo in cattività, per fare in modo che si riproduca? Io non lo so. La verità è che molte delle specie detenute negli zoo, non sono a rischio di estinzione.
Certo è che ultimamente i gestori più accorti, hanno fatto scomparire le barriere di un certo impatto per il visitatore e inserito piccoli giochi o piccoli espedienti, per rendere meno monotona la prigionia e le gabbie si sono allargate. Gli animali dovrebbero quindi stare meglio? Sono rimasta molto ad osservarli, fino a rendermi conto che i loro movimenti si ripetevano all’infinito, nonostante i miei tentativi di distrazione. Uno spettatore medio non se ne accorge. Il tempo di permanenza, in genere pochi minuti, non è spesso sufficiente. Provate ad osservare per un’intera giornata un animale costretto alla cattività. Ogni giorno attraverso media e pubblicità veniamo alimentati da emozioni fittizie che svolgono la loro funzione purificatoria dando soluzione e completamento alle nostre vite reali, ma le regole del gioco sono comprese ed accolte da attori e spettatori: si tratta di finzione.
Per nessuno di questi animali lo spettacolo finirà mai, sotto gli occhi distratti di chi cammina attraverso le gabbie di sbarre e vetri, aspettandosi di vedere un evento, per cui sia valsa la pena pagare un biglietto. Un Grande Fratello a pagamento. Grande assurdità è poi la riproduzione (fotografica, scultorea, cartacea), sempre all’interno dei parchi, degli animali stessi. Dove l’animale manca o è rintanato a sottrarsi dalle curiosità umane, ecco che subentra il pupazzo, la tazza, la statua granitica che dell’animale è solo rappresentazione. Una rappresentazione nella rappresentazione: chi è vivo sembra finto e chi è finto deve sembrare vivo. Il mio lavoro è composto da 40 dittici. Gli anni di lavoro sono stati il 2012-13.